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Il testo originale, protetto da copyright di <strong>Guido Carli</strong>, racconta l’origine della passione per la cultura fisica e il bodybuilding.
Certamente ci sarà capitato di sentire l'entusiasmo che provoca un incontro di boxe, o di restare affascinati dal fisico di un lottatore olimpico o dal momento cruciale di un pesista che effettua un'alzata da primato.
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In molte occasioni siamo rimasti impressionati dalla forza, dalla velocità, dalla resistenza e anche dall’agonismo e dalla sofferenza degli atleti, guardandoli con occhi romantici ed eroici.
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Il risultato può essere il desiderio di trasformarci, di raggiungere quel successo, di guadagnare quell’ammirazione che ci spinge a passare da spettatori a protagonisti.
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<img src="/sites/default/files/guido-carli-mauro-sarni-anni90.jpg" alt="Guido Carli e Mauro Sarni in allenamento, anni ’90 – Archivio SPORTFORMA" />
<figcaption>Guido Carli e Mauro Sarni in allenamento, anni ’90 – Archivio SPORTFORMA</figcaption>
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Se la sensazione che proviamo diventa abbastanza forte da superare l'inerzia, ci sentiamo mossi ad agire per trasformarci in quell’immagine di atleta che abbiamo formato nella nostra mente. Così cominciammo anche noi, con la volontà di acquisire la resistenza, l’abilità e la forza necessaria a migliorare gradualmente le nostre prestazioni.
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La cultura fisica ha un fascino potente. La sala pesi è un luogo quasi sacro, dove il suono delle piastre crea un’atmosfera mistica che scolpisce nella mente degli atleti l'immagine di ciò che vogliono diventare.
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Il cambiamento avviene lentamente e con sforzo. Non possiamo aspettarci di diventare campioni restando passivi davanti alla TV. Dobbiamo essere coinvolti, vivere la palestra, crescere e progredire.
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Il successo, anche il più piccolo, richiede impegno. Cambiare abitudini alimentari, di riposo, allenamento o studio sarà necessario. Ma l'entusiasmo per quello che stiamo per diventare ci dà la forza di cominciare o almeno di provarci.
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È la fede in noi stessi, la convinzione di poter diventare grandi, che ci fa avanzare anche quando il dolore muscolare ci invita a fermarci. La fatica si trasforma in soddisfazione, scoprendo che i nostri limiti si spostano sempre più lontano, e impariamo ad amare questa sensazione.
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